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Nato, passi avanti su Balcani, Afghanistan e Francia
di ALESSANDRO MARRONE

[08 apr 08] Il vertice Nato svoltosi a Bucarest nei giorni scorsi si è chiuso con qualche risultato positivo ed interessanti novità in merito ai dossier Balcani, Afghanistan e Francia. Per quanto riguarda i Balcani, la Nato ha proseguito il processo di allargamento a sud est invitando ad entrare nell’organizzazione Croazia ed Albania, da diversi anni impegnate nel programma di stretta cooperazione Membership Action Plan (Map) che prepara i Paesi candidati all’ingresso nell’alleanza. Gli Stati Uniti avrebbero voluto invitare in quest’occasione anche la Macedonia ma il veto della Grecia sul nome ufficiale della repubblica balcanica ha fatto saltare l’intesa: Atene infatti rivendica quasi come esclusiva nazionale il nome Macedonia, e avendo al suo interno una regione con lo stesso nome teme che l’adozione da parte di Skopye di tale denominazione ufficiale preluda a rivendicazioni territoriali. In ogni caso va vista con favore, nell’ottica di una definitiva stabilizzazione dei Balcani occidentali, l’ingresso nella Nato dei due dirimpettai adriatici dell’Italia e la promessa di accogliere la Macedonia appena sarà risolta l’anacronistica disputa con la Grecia. Nel quadro della sua strategia complessiva verso la regione, la Nato ha anche rinnovato l’impegno militare per la stabilizzazione del Kosovo in cooperazione con l’Ue, e ha avviato una forte cooperazione con Bosnia-Erzegovina e Montenegro.

Per quanto riguarda la missione alleata Isaf (International Security Assistance Force) in Afghanistan, un tema centrale del vertice considerato che la Nato impiega oltre 41mila soldati nello sforzo di stabilizzare il Paese e sconfiggere la guerriglia talebana, è stato ufficializzato l’impegno della Francia ad inviare un battaglione di rinforzo di 800-mille soldati nelle turbolente regioni orientali afgane. Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda e gli altri Paesi impegnati in dure operazioni di combattimento nel sud e nell’est dell’Afghanistan da mesi chiedono con forza agli alleati dell’Europa continentale di aumentare i loro contingenti, e/o di rimuovere le limitazioni al loro impiego in battaglia. La Nato ha ufficialmente ribadito il massimo impegno in Afghanistan e l’importanza di uno sforzo congiunto civile-militare per la ricostruzione economica, l’addestramento delle forze armate afgane e la stabilizzazione del Paese in conformità con il mandato Onu. Ma aldilà delle dichiarazioni ufficiali, Italia, Germania e Spagna sono rimaste sorde agli appelli alla solidarietà transatlantica e alle preoccupazioni in merito ad un possibile fallimento dell’intera missione, mantenendo invariato sia l’entità dei contingenti sia le regole di ingaggio nazionali. Sarkozy invece, segnando una forte rottura rispetto alla linea di Chirac, ha quasi raddoppiato le truppe di Parigi, dopo aver nei mesi scorsi inviato la flotta di Mirage e le forze speciali francesi nella provincia meridionale di Kandahar. Altri mille uomini saranno forniti parte dalla Polonia e parte dalla Georgia, mentre Romania, Grecia e Repubblica Ceca invieranno ulteriori forze speciali, e team di addestratori per le forze di sicurezza afgane. 

Le mosse di Sarkozy vanno inquadrate in una più ampia politica di riallineamento della Francia su una posizione euro-atlantica, cominciata con il viaggio a Washington dell’anno scorso e proseguita con la recente visita a Londra. Il presidente francese, a margine del vertice di Bucarest, ha confermato che sta valutando il pieno reintegro della Francia nel comando militare integrato della Nato, e che prenderà una decisione in merito entro la fine del 2008. Si tratterebbe di una decisione storica, che porrebbe termine alla fuoriuscita dalla struttura decisionale dell’Alleanza atlantica decisa da De Gaulle nel 1966, e rafforzerebbe tanto l’azione concreta della Nato nei vari teatri – Balcani, Afghanistan, e così via – quanto la coesione tra Europa e Stati Uniti. Sul tavolo negoziale con gli Stati Uniti, Sarkozy ha posto il rinnovato impegno militare francese, l’impegno ad un coordinamento con la Gran Bretagna su settori delicati come il nucleare, e la fine della connotazione anti-americana data spesso dalla leadership francese al processo di integrazione europea. In cambio, chiede a Washington un posto di rilievo per Parigi nelle gerarchie Nato, e soprattutto la benevolenza americana verso la costruzione di un’Europa della difesa, dotata di uno strumento militare autonomo seppur coordinato rispetto alla Nato. Già il comunicato finale del vertice di Bucarest costituisce un passo importante in merito, poiché riconosce l’importanza di uno sforzo europeo nel settore della difesa, i buoni risultati della cooperazione Nato-Ue nei Balcani, e la necessità di una partnership strategica tra le due organizzazioni. Sarkozy ha intrapreso un percorso politico verso una migliore cooperazione tra Europa e Stati Uniti e tra Nato e Ue, ma il cammino si presenta davvero incerto e rischioso perché molte sono le variabili in gioco nelle capitali europee, nelle cabine elettorali americane e sulle montagne afgane. Di certo, di fronte alle divisioni registrate dal vertice in merito all’allargamento della Nato a Georgia e Ucraina e al rapporto con la Russia, i piccoli passi in avanti sui dossier Balcani, Afghanistan e Francia rappresentano un motivo di soddisfazione per chi vuole una Nato più capace e un’Europa più forte e sicura.


 


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