Pdl: Lombardo in Sicilia, Alemmano al Campidoglio

[25 feb 08] A poco meno di due settimana dalla chiusura delle liste elettorali il quadro politico comincia a prendere forma. L’accordo siglato tra Silvio Berlusconi e Raffaele Lombardo dovrebbe garantire al Pdl una maggioranza sicura al Senato. La candidatura del leader federalista a governatore della Sicilia proietta così Gianfranco Micciché verso un ruolo ministeriale. Un piccolo capolavoro diplomatico ancora una volta frutto dell’istrionica fantasia politica di Berlusconi: da una parte recupera i voti perduti con l’uscita dell’Udc dalla coalizione, dall’altra costringe Casini a scendere a patti con la Rosa Bianca per vedersi rappresentato nelle istituzioni. Nella sua storia l’Udc non ha mai superato il 6 per cento, quota che, se un tempo veniva celebrata stappando lo champagne, con l’attuale legge elettorale è assai lontana da quel fatidico 8 per cento che fa scattare la rappresentanza almeno al Senato. Intanto, sul fronte delle amministrative, la corsa al Campidoglio oggi dovrebbe conoscere anche il nome del concorrente del Pdl. Tramontata l’ipotesi Roccella, restano in lizza Meloni e Alemanno, con quest’ultimo leggermente favorito sulla giovane vicepresidente della Camera. Sabato scorso Veltroni ha ufficialmente riconsegnato il testimone a Francesco Rutelli. Più che un investitura sul futuro, però, è parsa una celebrazione del passato, tra aneddoti e abbracci. E’ polemica per il videomessaggio di Francesco Totti (“Grazie a Walter per l’amicizia che mi hai dato, che hai dato a Roma e ai romani”): i romanisti non veltroniani hanno polemizzato col loro capitano, perché “non bisogna confondere la fede calcistica con quella politica. Il capitano ci rappresenta sul campo ma non sulla scheda elettorale”.

Un altro tipo di polemica sta fomentando la discussione interna al Partito democratico. L’ingresso dei Radicali nella lista unitaria fa agitare il sonno alla componente cattolica della prima ora: la coppia Bindi-Binetti teme che l’asse valoriale del Pd subisca una violenta sterzata laicista. Una piccola vittoria l’hanno però già conquistata sul versante delle candidature: scampato il pericolo Pannella, probabilmente riusciranno a far depennare dalla lista anche il nome del ginecologo piemontese Silvio Viale. La precisazione di Rita Bernardini (“Quella di Viale è stata un’autocandidatura”) avrebbe tutti i connotati di un dietrofront. Alle pasionarie della Fede non piace neppure Umberto Veronesi, l’oncologo ottantenne capolista al Senato in Lombardia. Marco Pannella suggerisce a Veltroni di candidare Riccardi di Sant’Egidio, o Enzo Bianchi, o monsignor Paglia, da lui stesso definiti “veri credenti da invitare nel Pd”.

Polemiche a parte, anche questa volta sembrerebbe che tutta la discussione sia incentrata sul binomio laici-credenti. Senza voler togliere nulla alla valenza del dibattito, è bene non dimenticare che in campagna elettorale sarebbe bene non appiattarsi su un solo argomento. Oltretutto non di strategia politica ma di coscienza personale. Mai come questa volta gli italiani vorrebbero poter scegliere in base a proposte concrete su questioni che toccano aspetti, per così dire, della vita di tutti i giorni. Come rilanciare l’economia? Come velocizzare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro? Con che risorse garantire la pensione? La legge 194 e l’eutanasia regolano l’ingresso e l’uscita degli uomini dal mondo terreno, ma non bisogna dimenticare che soltanto rispondendo a tutte le altre domande si garantisce l’esistenza nel mondo reale. (ste.cal)