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[18 feb 08]
I giovani tuareg di Francesco Delzio
Il deserto non dà scampo. Il sole acceca, la sabbia punge, il vento disegna e ridisegna le dune, annullando ad ogni soffio tutti i possibili punti di riferimento. Eppure i Tuareg riescono a vagare di oasi in oasi senza bussole né strade tracciate. Qual è il loro segreto? Il gruppo, la forza della compattezza, l’unità d’intenti, ma soprattutto la solidarietà che spinge tutti a camminare a rotazione in testa alla colonna così da riparare chi segue dalla bufera. Francesco Delzio, 33 anni, direttore dei giovani imprenditori di Confindustria, usando la similitudine col popolo nomade africano, ha saputo descrivere con puntigliosa accuratezza la situazione dei trentenni italiani del terzo millennio, quella Generazione Tuareg lasciata a se stessa, senza quei punti di riferimento, politici, associativi, economici, che invece per i loro genitori rappresentavano una garanzia. Il libro dato alle stampe nel 2007 (Generazione Tuareg, 104 pgg., 8 euro, Rubbettino editore), ora è diventato un blog (www.generazionetuareg.it), un punto di ritrovo virtuale in cui discutere di problemi reali. Ma, soprattutto, trovare soluzioni in grado di mettere alle corde l’attuale classe dirigente, sia politica che imprenditoriale. Una vera e propria lobby.
”Ha detto bene, una lobby. Una corporazione generazionale che sappia riappropriarsi di quella parte di diritti goduti dai nostri genitori e che invece a noi sono negati: stabilità del posto di lavoro, di scuole, formazione, luoghi di confronto. Queste carenze falsano i rapporti di forza, non garantiscono di poter combattere ad armi pari. Ci dobbiamo in un certo senso autogestire, inventare un nostro percorso di formazione, e poi gettarci nella mischia avendo il coraggio di trasmettere all’intera società italiana e alle sue classi dirigenti i nostri valori. Gli unici che potranno consentirci di interpretare il secolo che è appena iniziato.”
Il concetto
di valore, però, è soggettivo. Ognuno fa riferimento alla propria
scala...
Credo che invece ce ne siano cinque che accomunano tutti i giovani di
oggi. Prima di tutto il pragmatismo come rifiuto della verità
preconfezionata, che consente di cercare risposte nuove a problemi
nuovi. Quindi il rischio come leva dello sviluppo e dell’innovazione.
Terzo: il nomadismo, ovvero la capacità inesausta di scoprire le
opportunità del mondo che porta di conseguenza al quarto valore, la
trasversalità, vista come ricerca del confronto con l’altro, senza
barriere. In ultima analisi, la flessibilità come strumento per la
crescita continua, per la ricerca della felicità individuale e
collettiva. Credo che sia inutile inseguire i diritti perduti nel
Novecento; ora è maturo il tempo per costruirne di nuovi a partire dal
basso, direttamente da chi vive i tempi moderni e li vivrà ancora per
almeno un trentennio.
Il primo
problema che la Generazione Tuareg è chiamata a risolvere è quello della
rappresentanza nelle istituzioni. Per quanto si urli, senza megafono è
difficile essere ascoltati...
Il blog va proprio in questa direzione, aiutare i giovani a ragionare ed
agire come una squadra. Faccio un esempio concreto: quando si tratta di
votare qualcuno è ora che si scelga anche in base all’età. Votare un
giovane, un nostro coetaneo, significa avere la certezza di mandare in
Parlamento una persona che ci sa ascoltare, capire e, di conseguenza,
rappresentare.
Con questa
legge elettorale, però, la scelta è praticamente impossibile. La lista è
bloccata, i nomi prestampati, si barra semplicemente un simbolo e si
aspetta l’esito percentuale.
E’ questo il motivo per cui sul blog abbiamo inserito una guida al voto.
Quando le candidature saranno ufficializzate, analizzeremo le liste in
base a tre criteri: il numero e la posizione degli under 40; il grado di
novità che ciascun candidato rappresenta; il programma elettorale in
base alle necessità del mondo giovanile.
Insomma,
darete i voti ai partiti.
Più che voti daremo un giudizio. Diremo in sostanza: tal partito
rappresenta una novità perché ha inserito il cinquanta per cento di
candidati under 40, talaltro non ci tiene in considerazione, e così via.
A prescindere
dall’appartenenza politica?
Sarà il secondo passo. A parità di rappresentanza analizzeremo anche le
proposte politiche. In questo momento storico è prioritario l’esser
presenti nelle istituzioni; il problema non è chi, ma quanti.
Qual è la
prima emergenza che una nuova classe politica dovrebbe risolvere?
Introdurre la cosiddetta flessibilità positiva. Creare cioè opportunità
nel mercato dei servizi attraverso finanziamenti per borse di studio,
viaggi all’estero, apertura di attività, non legate al patrimonio
familiare ma in base al valore dell’idea personale.
Quale
consiglio darebbe ai neolaureati per entrare velocemente nel mercato del
lavoro?
Non inseguire il grande marchio, il brand, ma cercare le fantastiche
opportunità offerte dalle nostre migliaia di medie imprese. Esse hanno
tutto l’interesse a tenere nel loro organico i migliori talenti,
responsabilizzandoli, stabilizzandoli e spesso consentendo loro di
viaggiare. Per concorrere nel mercato internazionale la media impresa
deve necessariamente puntare sulla qualità, sia dei propri prodotti che
del proprio personale.
Ed invece
agli studenti alla ricerca di una facoltà a cui iscriversi?
Qui si apre un capitolo a parte, che prescinde dallo studente ma
coinvolge un intero sistema universitario paralizzato e paralizzante.
Bisogna al più presto liberare le università italiane ancora ostaggio di
un Sessantotto che ne ha volute tante e tutte uguali, creando invece
competizione tra esse. Aprire il mercato delle docenze, separare la
ricerca dalla formazione, stimolare gli studenti con borse di studio e
viaggi all’estero. Solo così avremo studenti preparati, formati e pronti
ad affrontare la selezione all’interno del mercato globale ad armi pari
con i coetanei stranieri.
L’obiettivo
di Generazionetuareg.it è quindi anche quello di aprire gli occhi a
tutti coloro che ancora non vogliono vedere le rapide metamorfosi della
società contemporanea...
Lo possiamo fare solo collegando tra loro tutte le oasi felici che
ancora sono circondate dal deserto. In altre parole creare un network in
grado di fare massa critica generazionale che possa rigenerare e
rinnovare l’Italia, a partire dalla classe politica e dirigente.
Delzio come
Beppe Grillo?
Certo che no. La differenza è fondamentale. Lui innalza la bandiera
dell’antipolitica cercando di distruggere la classe dirigente. Noi
invece nella funzione politica crediamo: proprio per questo stimoliamo
il dibattito, cerchiamo soluzioni e, soprattutto, pretendiamo
rappresentanza.
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