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La strategia di Fastweb: più fibra per tutti
di
CLAUDIA POLLIO

[03 giu 08] Dal tredicesimo rapporto della Commissione Europea sullo stato delle telecomunicazioni in Europa, pubblicato il 19 marzo scorso, si apprende che gli investimenti nel settore per l’anno 2007 hanno superato i 50 miliardi di euro, confermando il trend di crescita registrato negli ultimi quattro anni. Riguardo a questo dato, va puntualizzato che gli operatori alternativi - in proporzione alle dimensioni societarie - hanno investito di più rispetto agli operatori incumbent (ex monopolisti), ed in alcuni casi hanno investito addirittura il doppio. Questa situazione trova riscontro anche in Italia, dove, coerentemente con gli obiettivi posti dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), lo sviluppo (con significativo anticipo rispetto agli altri Stati europei) dei servizi ad alto valore aggiunto di IPTV (la tv via internet a banda larga) e di accesso ADSL2+ è stato dovuto inizialmente ad operatori alternativi con elevato spirito di innovazione, quale ad esempio Fastweb. Solo successivamente questi servizi sono stati introdotti anche da Telecom Italia per recuperare terreno rispetto ai concorrenti e completare il proprio pacchetto di offerta. Fastweb, società costituita a Milano nel 1999 ed oggi controllata da Swisscom, si presenta come operatore triple-player (fornisce cioè servizi di telefonia, di trasmissione dati e televisivi sulla propria rete) che conta oltre 1,3 milioni di clienti. In qualità di operatore di rete, Fastweb è contemporaneamente gestore e proprietario della rete in fibra ottica posata nelle principali città italiane. La realizzazione della rete di nuova generazione ha richiesto ingenti investimenti che, a partire dal momento in cui la società si è affacciata sul mercato, hanno superato i 3,6 miliardi di euro. 

L’offerta di Fastweb per il potenziamento della diffusione della banda larga ed il contestuale ridimensionamento del fenomeno del digital divide può essere sintetizzata in base alle tre categorie di soggetti cui è rivolta: i privati, le piccole e medie imprese (Pmi) e le pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda la disponibilità di banda di ampiezza a 20 Megabit per le famiglie, Fastweb ha proposto una soluzione ibrida in grado, almeno per il momento, di tamponare il problema legato alla posa della fibra ottica nel territorio nazionale: l’utilizzo di una cavo coassiale (per intenderci un cavo simile a quello dell’antenna della televisione tradizionale) per far viaggiare l’Internet veloce. Inoltre, circa 800mila clienti Fastweb possono già tecnicamente accedere ai servizi Tv e circa il 20 per cento di questi sono in possesso di un decoder video. Per quanto riguarda il bouquet di offerte per le Pmi, esso rappresenta una vasta gamma di soluzioni. Si va dal pacchetto Small Business, dedicato alle imprese che contano fino a 30 linee telefoniche e comprende telefonia ed Internet a 20 Mega (inclusi i servizi a valore aggiunto, quali ad esempio il dominio aziendale), all’offerta Fast Company, studiata per le imprese multisede di medie dimensioni per consentire la condivisione di dati, applicazioni ed accesso ai database aziendali. Lo sfruttamento delle reti di nuova generazione al servizio del proprio business e l’interconnettività che ne deriva, sono una variabile cruciale per il superamento delle criticità a livello di competitività legate alle ridotte dimensioni aziendali.

La consapevolezza, da un lato, dell’esclusione di ampie fasce della popolazione e di intere aree economiche dai flussi informativi, e dall’altro che le tecnologie wireless, a partire dal WiMax, non giungeranno come un deus ex machina a risolvere il problema dell’insufficienza della diffusione della banda larga (o almeno non completamente), ha spinto il ministero delle Comunicazioni a siglare un accordo con Fastweb ed Infratel per lo sviluppo di infrastrutture a banda larga sul territorio nazionale. I firmatari si sono impegnati, mediante un Protocollo di intesa, “a condividere le informazioni circa la pianificazione degli interventi nelle aree di divario digitale, tenendo conto dei programmi di infrastrutturazione attuati e pianificati dal ministero in accordo con le Regioni”. L’obiettivo di questo accordo, grazie al quale anche la Pubblica Amministrazione diventa protagonista a pieno titolo della lotta al divario digitale, è quello di sfruttare le possibili sinergie per la realizzazione di un’infrastruttura integrata ed evoluta sul territorio nazionale e di studiare le soluzioni tecnologiche in grado di ridurne l’impatto in termini di abbattimento dei costi e dei tempi di realizzazione.


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