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[03 giu 08]
Il nodo della
giustizia è giunto al pettine?
Che le
cose siano maledettamente difficili, anche disponendo di numeri
importanti in Parlamento, la maggioranza ha già potuto sperimentarlo la
scorsa settimana: per un verso, un piccolo infortunio alla Camera (e, se
doveva accadere, meglio che sia successo subito e su un tema marginale:
funzionerà da campanello d’allarme); per altro verso, la “solita”
variabile giudiziaria, con la retata che - con eloquente tempistica - ha
coinvolto la squadra costruita dal sottosegretario Bertolaso per
fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania.
Ed è solo l'inizio. Bertolaso ha avuto la grande onestà intellettuale di dire che serviranno trenta mesi. E quella appena trascorsa era solo... la prima settimana del primo mese. Figurarsi cosa c’è da temere quando si sarà - che so - al settimo mese, magari in un momento delicato dell’azione di governo, in una fase di stanca, con il convergere di difficoltà politiche e tensioni sociali. Silvio Berlusconi, a mio avviso, ha fatto molto bene, sabato, a esporsi in modo diretto, a ribadire massima fiducia a Bertolaso, a non accettare l’idea che la sua squadra sia sotto assedio, o che i provvedimenti del governo debbano essere sottoposti ad un estenuante ed irrituale negoziato preventivo con chi - la magistratura - deve applicare le leggi, non scriverle.
Anche per questo, credo sia opportuno affrontare il nodo della giustizia con determinazione politica e vigore culturale. E’ ragionevole che, da parte di molti, si invochi una stagione di dialogo: ma questo dialogo deve essere un mezzo, non un fine. Altrimenti, mi pare fondato il rischio che l’appeasement - sotto forma di “disarmo unilaterale politico” - possa presto sconfinare nella resa. Tra l’altro, non è neppure facile rintracciare il “soggetto” del dialogo, fuori dal perimetro politico: la magistratura “organizzata”, forse, non è neppure in grado di gestire alcune “schegge” che non sembrano rispondere a nessuno. L’opinione pubblica è pronta: e allora conviene puntare alle riforme. Nulla sia tabù: separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati, abolizione del feticcio dell’obbligatorietà dell’azione penale, abolizione degli incarichi extragiudiziari dei magistrati. Proviamoci.
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