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Immigrazione, se in Europa ognuno fa per se
di
MARTA BRACHINI
[19 giu 08] In quattro anni di governo Zapatero le espulsioni di immigrati clandestini in Spagna sono aumentate del 43,4 per cento. Sono stati espulsi 370mila clandestini. Le coste spagnole, non meno che quelle italiane sono particolarmente vulnerabili all’ingresso illegale nel Paese. I flussi migratori che arrivano dal Mediterraneo per tentare l’ingresso di fortuna nei Paesi dell’Unione Europea costituiscono un vero e proprio problema a livello comunitario. Ma in assenza di una “politica estera e di sicurezza comune” efficace, ogni Paese dell’Ue comunque ha trovato la sua via nazionale alla prevenzione e soluzione di certi problemi. Il ministro degli Esteri spagnolo Angel Moratinos il mese scorso ha minimizzato le critiche di alcuni membri del suo governo nei confronti della decisione dell’esecutivo Berlusconi di introdurre in un disegno di legge il reato di immigrazione clandestina. Forse si sono ricordati che in casi di emergenza sicurezza anche loro pochi anni fa hanno preso decisioni impopolari, forse estreme, ma comunque giustificate dalle circostanze.
Ceuta e Melilla sono due enclavi spagnole sulla costa mediterranea del Marocco. La loro posizione geografica le ha rese sempre particolarmente vulnerabili alle spinte dei flussi migratori provenienti dall’Africa sub-sahariana. I governi spagnoli hanno risposto alle ondate migratorie rinforzando progressivamente le barriere militari all’ingresso della città. Tra settembre e ottobre del 2005 oltre mille migranti hanno cercato di entrare in massa nella città di Melilla incontrando la dura reazione delle forze dell’ordine marocchine e spagnole che li hanno respinti anche sparando sulla folla. In 700 sono comunque riusciti a entrare, cinque più sfortunati ci hanno rimesso la vita. In effetti nel 2005 il governo Zapatero decise di rinforzare i confini con una vera barriera difensiva di acciaio e filo spinato che corre lungo tutto il perimetro delle due città autonome per tre-sei metri di altezza, con torrette di controllo e strada di scorrimento attigua per mezzi militari e ambulanze, tunnel sotterranei di collegamento. La barriera di oltre 11 chilometri è costata al governo spagnolo circa 35 milioni di dollari ed è continuamente rinforzata anche da dispositivi tecnologici come sensori di rumore e movimento e videocamere a circuito chiuso. Nonostante l’opposizione del Marocco, che tutt’ora contesta la sovranità spagnola su Ceuta e Melilla, e le dure critiche di varie organizzazioni umanitarie internazionali, la costruzione delle due barriere è ad oggi un forte deterrente agli ingressi clandestini in Spagna. I campi di rifugiati che prima si ingrossavano alle porte delle due città spagnole in attesa del momento giusto per entrare si sono notevolmente ridimensionati.
La costruzione di questo “muro” ha scatenato un aspro dibattito nella stampa europea. Alcuni arrivarono a parlare di “nuovo muro” europeo, maliziosamente riferendosi a quello di Berlino, e criticarono i finanziamenti europei, circa 40 milioni di euro, diretti al governo marocchino per tenere lontano dai confini europei i flussi migratori dall’Africa centrale. C’è chi ha paragonato il caso a quello della barriera che separa gli Stati Uniti dal Messico o quella tra Israele e i territori palestinesi. Alcuni citarono l’allora vicepresidente della Commissione Europea, Franco Frattini, che espresse le sue perplessità dichiarando che “l’Europa non può diventare una fortezza”. Il pacchetto di provvedimenti varati dal governo Berlusconi è sicuramente un modo per fronteggiare una emergenza come è stata quella che ha indotto gli Stati Uniti a fronteggiare un flusso dal Messico non più sostenibile o Israele ad adottare una politica di separazione subito dopo l’ondata di terrorismo della seconda intifada. Lo stesso Israele oggi sta introducendo il reato di immigrazione clandestina a causa della massiccia spinta di rifugiati sudanesi che cercano di entrare nel Paese dall’Egitto. La critica purché costruttiva è sempre ben accolta. La speranza è che ora che l'Unione Europea ha approvato una nuova normativa in materia, gli Stati membri dovranno finalmente uniformarsi, ponendo fine alla pratica più sbrigativa di lavare i panni sporchi in casa propria.
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