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Le università
hanno bisogno di concorrenza
di SERGIO
BERTELLI
[04 lug 08] Quando, molti anni or sono, venni invitato come visiting professor dallo History Department di Berkeley, appena giunto non mancai di far visita ai colleghi del Dipartimento di italianistica. Vi ritrovai un vecchio amico, che mi invitò a recarmi in biblioteca, a verificare nei cataloghi le pubblicazioni del direttore del suo Dipartimento di quel momento. Non trovai un solo titolo che gli si potesse attribuire. Scoprii allora una vicenda poco edificante: il professore in questione veniva da Harvard, dove aveva un ruolo di assistant professor, ma si parlava di lui come di una grande promessa e di un suo libro importante che stava per essere pubblicato. Per strapparlo ad Harvard, prima che le sue quotazioni in campo scientifìco salissero, Berkeley gli offrì una chiamata con tenure (corrispondente alla nostra immissione in ruolo). Quando, dopo mesi, i Trustees dell’Università chiesero notizie di quel lavoro, che era stato dato di imminente pubblicazione, il professore rispose che prima di partire ne aveva spedita da Cambridge la sola, unica esistente copia per posta, e che il dattiloscritto si era perduto. Non potendo più tornare indietro sulla decisione di immetterlo a ruolo, gli fu congelato lo stipendio.
Il caso Galimberti è ancora più grave, dal momento che i titoli presentati per ottenere il ruolo risultano in gran parte dei plagi (ma ricordate, anni or sono, lo scandalo Giorello?). Come uscirne? Il ministro Gelmini ha saggiamente deciso di bloccare i concorsi locali, un vero scandalo basato sullo ius loci e commissioni compiacenti guidate dal “membro interno” e rispondenti ad un ideale profilo del professore a chiamata, un profilo dal quale mancava solo la fototessera del candidato destinato a vincere. Le Facoltà potranno un domani attingere da una lista nazionale di idonei, in piena libertà. Ma per far questo occorre preliminarmente 1) trasformare le Università in fondazioni, libere di imporre le tasse di iscrizione, fatto salvo il diritto allo studio col bando di borse di studio per i più meritevoli; 2) abolire il valore legale dei titoli di laurea.
L’una cosa è legata all’altra. Solo immettendo la concorrenza tra sedi universitarie si eleverà il loro livello scientifico, collegando la qualità dell’insegnamento impartito al livello delle tasse d’iscrizione che sarà lecito richiedere. Subordinatamente a questo, si potrà aprire una contrattazione “di secondo livello”, tra Senato accademico e singoli docenti, più o meno di chiara fama, se ciò servirà ad attrarre nuove iscrizioni.
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