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[07 mag 08] Era l’esito più probabile e insieme il più temuto dai democratici: Obama vince in North Carolina, Clinton in Indiana, e la lotta fratricida all’interno del Partito democratico va avanti. Nei due Stati in cui si votava ieri erano in palio circa 200 delegati. Obama ha vinto con un margine rilevante, oltre 14 punti percentuali, in North Carolina, mentre Cliton si è affermata di misura in Indiana con il 51 per cento dei voti. Poiché le primarie democratiche assegnano i seggi proporzionalmente ai voti ottenuti, il risultato è che Obama guadagna qualche altra decina di delegati nella convenzione di Denver in calendario per l’estate. Secondo il conteggio effettuato dal New York Times, il margine di vantaggio del senatore dell’Illinois è di circa 170 delegati. Ancora una volta il candidato di colore vince nelle grandi città, anche quelle dello Stato in cui ha perso come Indianapolis, Forth Wayne e Gary, mentre l’ex first lady prevale nell’America dei piccoli centri. Confermando i rispettivi bacini elettorali, in Indiana Clinton prevale di misura tra le donne e tra gli over 50, Obama tra i giovani e tra la popolazione con una istruzione più alta. Anche in North Carolina i profili degli elettori che hanno votato nelle primarie consolidano un altro grande divario interno al partito: Obama stravince tra i neri – che costituiscono un terzo dei votanti – mentre perde nettamente tra i bianchi.
Un elemento nuovo sembra inoltre emergere nella geografia del voto democratico. Obama vince tra coloro che si dichiarano liberal, Clinton tra chi si definisce moderato o addirittura conservatore. Dopo le polemiche sulla vicinanza di Obama al pastore estremista Wright e sulle sue dichiarazioni sulla “bitter” America, sembra sfumare la sua immagine di candidato in grado di unire il Paese, e di pescare tra i voti repubblicani. Clinton è stata abile a sfruttare questo nuovo fronte, controbilanciando in tal modo l’affermazione di Obama tra i giovani militanti del partito e tra gli afroamericani con i voti moderati e conservatori. Cosa succederà adesso? Obama continua a rivendicare il suo primato quanto a Stati vinti, voti popolari ottenuti e delegati a suo favore nella convenzione, ma Clinton afferma che la sua corsa verso la Casa Bianca continua a tutta velocità. La senatrice di New York insiste, tra l’altro, sul fatto che sta diventando il candidato più “electable” nelle elezioni generali di novembre, alla luce dei suoi consensi tra gli elettori moderati e della sua immagine di leader affidabile ed esperto. E’ improbabile che la campagna elettorale democratica veda clamorosi colpi di scena, come il ritiro della Clinton che alcuni nel partito chiedono con sempre maggiore insistenza, mentre è probabile che i prossimi appuntamenti segnino uno stillicidio interno che di certo non giova all’immagine di entrambi.
Prima delle ultime primarie, i due candidati hanno trovato modo di dividersi anche in merito agli sgravi fiscali di cui si discute per aiutare l’economia in stagnazione, intaccando l’immagine di un partito unito almeno sulle politiche da attuare - sebbene diviso sulla scelta di chi sia meglio in grado di farlo. Intanto McCain continua la sua campagna ombra, fuori dal circuito mediatico principale ma immersa nelle città d’America, toccando anche Stati e regioni tradizionalmente feudo dei democratici. In Indiana e North Carolina si tenevano anche le primarie repubblicane e Mc Cain ha ottenuto rispettivamente il 78 per cento e il 74 per cento dei voti. Sebbene sia rimasto praticamente senza rivali, un quinto del suo elettorato testimonia ancora un voto di protesta nei suoi confronti, il che a diverse settimana dalla sua nomination de facto a candidato del Gop, desta non poche preoccupazioni in campo repubblicano. Altro elemento preoccupante per il senatore dell’Arizona è la situazione dei fondi elettorali : Obama ha raccolto finora 240 miloni di dollari, Clinton 195, e McCain solo 92, ed il gap economico – che ovviamente si riflette nella capacità del candidato di comprare spazi pubblicitari sui grandi mezzi di comunicazione – non accenna a ridursi. McCain può giusto consolarsi pensando che buona parte dei contributi raccolti da Obama e Clinton sono stati spesi per farsi la guerra a vicenda.
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