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rifiuti: serve davvero una Superprocura?
Il decreto rifiuti emanato dal
governo istituisce di fatto una Superprocura. La magistratura è prontamente
insorta. Questa volta, forse, non ha tutti i torti.
di ENRICO GAGLIARDI
[03 giu 08]
Esiste un
collegamento tra il decreto per l’emergenza spazzatura emanato dal governo e
“la pioggia” di custodie cautelari e avvisi garanzia che nell’ambito
dell’inchiesta della magistratura campana circa le presunte irregolarità
nello smaltimento dei rifiuti, ha di fatto messo fuori gioco moltissimi
collaboratori di Bertolaso? A giudicare dai fatti si direbbe di no: si
tratterebbe, almeno così pare, di due questioni che si muovono in parallelo,
senza alcun tipo di legame tra loro. Eppure non tutti la pensano in questo
modo: nel corso dei giorni su alcuni quotidiani parecchi commentatori hanno
messo in relazione i due eventi sottolineando come l’azione della
magistratura vada vista come una risposta ai provvedimenti della nuova
maggioranza in materia di rifiuti. In particolare si è sottolineata la
tempistica almeno singolare di un’azione giudiziaria partita proprio quando
il nuovo governo aveva dato una decisa accelerazione allo sfacelo della
spazzatura. Certo, un ragionamento di questo tipo non è suffragato da nessun
dato fattuale ed intraprenderlo rischia di condurre su sentieri logici
piuttosto tortuosi: stabilita infatti una presunta linea di collegamento
immaginaria tra l’operato della magistratura e quello del governo, qualsiasi
tipo di ragionamento, anche il più assurdo è poi giustificato. E’ anche vero
però che come diceva qualcuno piuttosto avvezzo ai meccanismi istituzionali
e politici “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.
Una cosa è certa: l’opposizione della magistratura al provvedimento sui rifiuti si è fatta sentire immediatamente tanto che ben settantacinque pubblici ministeri della Procura di Napoli hanno scritto al Csm lamentando l’incostituzionalità del decreto, nella parte in cui attribuisce al Procuratore di Napoli le competenze per tutte le indagini sui rifiuti della Campania, istituendo di fatto una Superprocura. Proprio su tale provvedimento di legge è in atto un vero e proprio braccio di ferro che investe non solo l’ambito nazionale bensì coinvolge anche l’Ue che ha espresso diverse perplessità circa alcune misure che questo decreto adotta. Una bocciatura in sede europea pur non avendo valore cogente sarebbe comunque un inconveniente spiacevole per il nostro Paese che su questo argomento ha già ricevuto parecchie reprimende da parte degli organismi comunitari. Tralasciando le motivazioni sottese alle perplessità dell’Ue le quali si concentrano maggiormente sulle procedure istituite per lo smaltimento dei rifiuti, è necessario rilevare come i dubbi più seri riguardino l’art. 3, ovvero la famosa disposizione che per tutta la durata dello stato emergenziale, per quello che riguarda i procedimenti per reati in materia di gestione dei rifiuti e in materia ambientale, attribuisce la competenza alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nella persona del Procuratore della Repubblica.
Inutile sottolineare come tale meccanismo comporti una serie di problemi sostanziali sotto un profilo costituzionale e di opportunità: è quasi superfluo notare che la figura del giudice speciale (un Tribunale collegiale) creato dal decreto di fatto elimina quello naturale istituito per legge e rischia di creare non pochi intoppi per i procedimenti in corso vista la sua retroattività quanto all’applicazione. Il provvedimento insomma si posiziona ai limiti della tenuta costituzionale e rischia di fallire il suo obiettivo anche dal punto di vista pratico con un evidente intasamento della Corte di Cassazione: quella che dovrebbe essere la soluzione rischia di diventare l’ennesimo problema da risolvere. Dispiace notare come ancora una volta i governi via via in carica siano così ostinati nell’istituire Superprocure che da sempre hanno dimostrato la loro poca efficacia, in tutte le materie in cui sono state messe in piedi. La magistratura napoletana nel corso di questa emergenza rifiuti e soprattutto negli anni precedenti non è esente da critiche circa il suo operato e molto probabilmente ha più di qualcosa da farsi perdonare ma questo non può e non deve essere un pretesto da parte del governo per l’emanazione di provvedimenti nocivi e sconvenienti per tutti, soprattutto per una terra da troppo tempo martoriata dalla cattiva gestione di una crisi senza fine.
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