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IL CLIMA DEL G8
Con la Dichiarazione di Toyako i leader del G8 si impegnano a tagliare le emissioni di CO2 entro il 2050. Critiche da ambientalisti e Paesi emergenti.
di PEPPE CARIDI

[10 lug 08]
Al summit del G8 in Giappone, gli otto “big” del pianeta hanno firmato un documento che passerà alla storia come la “dichiarazione di Toyako”, in cui è previsto il taglio del 50 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2050. Per gli Stati Uniti si è trattato di una “eccellente discussione” che avrebbe dato vita ad un’altrettanto “eccellente dichiarazione”. E’ d’accordo il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso che s’è detto “molto contento dei risultati del G8 sui cambiamenti climatici” perché sarebbe nata “una nuova visione comune delle maggiori economie” che dà “un forte segnale ai cittadini del mondo”. Anche il primo ministro giapponese, Yasuo Fukuda, non ha nascosto la sua soddisfazione per l’intesa raggiunta che rappresenterebbe “un grande risultato. C’è una visione comune sulla questione del clima”. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha giudicato l’accordo come “un passo avanti significativo rispetto a Heiligendamm”, quando gli Stati Uniti si opposero a ogni intesa. Le associazioni ambientaliste e naturaliste (Greenpeace e Wwf su tutte) hanno criticato la decisione del summit poiché il taglio delle emissioni “dovrebbe essere almeno dell’80 per cento”. Inoltre sostengono che gli intenti del documento sono dei proclami “patetici” che “non verranno rispettati” e che “entro il 2050 di questo passo il pianeta sarà già bruciato”.

Ma a parte le associazioni ambientaliste, anche altri Paesi del mondo si sono scagliati contro la dichiarazione di Toyako: i leader del G5 (Paesi emergenti: Sud Africa, Cina, India, Brasile e Messico) hanno giudicato insufficienti i passi avanti del G8 sui cambiamenti climatici e hanno diffuso un documento in cui definiscono “essenziale che i Paesi sviluppati diano l’esempio e riducano entro il 2020 le loro emissioni di gas serra tra il 25 e il 40 per cento rispetto al livello raggiunto nel 1990, ed entro il 2050 tra l’80 e il 95 per cento”. La stessa richiesta è venuta dagli attivisti di Oxfam, secondo cui “l’appoggio di un modesto obiettivo sul clima ci lascia con il 50 per cento di probabilità di un disastro climatico”. Piuttosto che una novità, continua Oxfam, l’annuncio dei leader G8 rappresenta un altro esempio di temporeggiamento ad oltranza, che non fa nulla per ridurre il rischio affrontato oggi da milioni di persone povere”. Cina e India sono pronte a non accettare il documento del G8, e quindi a dare un duro colpo alla strategia di Bush che prevede la partecipazione di tutte le principali economie globali all’accordo sul clima. Considerando che Cina e India sono insieme responsabili del 25 per cento delle emissioni globali di gas serra, la situazione diventa ancor più ingarbugliata. Ecco i punti salienti del documento: il G8 si impegna a “tagliare fino al 50 per cento le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra entro il 2050”. Si prende atto che “molti Paesi hanno espresso il loro interesse nei confronti dell’energia nucleare intesa come uno strumento chiave per ridurre la dipendenza dai carburanti fossili e ridurre di conseguenza l’emissione di gas serra”. Resta saldo, tuttavia, il fatto che “la non proliferazione e la sicurezza nucleare sono i principi per un uso pacifico dell’energia nucleare”. In questo scenario, oltre a ribadire la centralità dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, sarà inoltre varato un programma internazionale sul nucleare sicuro su iniziativa del Giappone.

Il testo riconosce “il ruolo delle energie rinnovabili e della produzione e dell’uso dei biocarburanti come alternativa a quelli fossili”. E’ ribadito “il sostegno al lavoro della Global Bioenergy Partnership, creata per attuare gli impegni assunti dal G8 nell’ambito del piano d’azione di Gleneagles del 2005”. Le nuove tecnologie per l’energia pulita sono diventate per la prima volta “parte integrante” della battaglia per ridurre le emissioni di gas inquinanti. Sul fronte della deforestazione, il G8 ribadisce il sostegno a tutte le iniziative che rientrano nell’ambito del programma Redd per i Paesi in via di sviluppo (Reducing emissions from deforestation and forest degradation in developing countries), compresa la creazione di una rete di monitoraggio internazionale sullo stato delle foreste. Il G8, infine, “ribadisce il proprio impegno ad aumentare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi del Target 2010 sulla biodiversità”. Berlusconi intanto ha proposto un nuovo formato per il G8 del prossimo anno che vedrà l’Italia protagonista dato che il summit si terrà in Sardegna, nell’isola della Maddalena. Il premier ha proposto l’istituzione di una giornata interamente aperta al G5 delle economie emergenti, che è stata accettata all’unanimità dai membri del G8 in Giappone con grande compiacimento dei leader dei Paesi in via di sviluppo. Nascerà così il prossimo anno il G13, e sarà made in Italy.


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