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[03 mar 08]
Pdl, liberali
e rassicuranti
Nei giorni scorsi, su La Stampa, un editoriale di Mario Deaglio ha indirizzato alla politica italiana un importante caveat: una vera e propria messa in guardia rispetto al delicatissimo passaggio di fase in corso nell'economia mondiale, a causa del venir meno di alcune consolidate certezze sul dollaro (non più forte), sul petrolio (non più disponibile a basso prezzo), sui cereali (anch'essi oggetto di un rincaro impressionante). E tutto questo rispecchia e al tempo stesso alimenta, in una logica da circolo vizioso, una diffusa sensazione di incertezza, se non di autentico timore, di cui l'opinione pubblica occidentale sembra prigioniera. E’ bene che queste riflessioni non restino confinate nel rarefatto ambito delle analisi macro, e producano un effetto concreto nella campagna elettorale italiana. Per carità, non è il caso di entrare nel tunnel della paura: il compito della buona politica, anche nelle situazioni difficili, è quello di indicare un percorso possibile, una via stretta ma praticabile. Lo stesso Sarkozy, un paio di mesi fa, dinanzi all'Europarlamento, seppe distinguere bene tra protezionismo (da respingere) e protezione (da realizzare): offrire, cioè, percorsi e soluzioni in grado di rassicurare grandi masse impaurite di cittadini, e di “accompagnare” famiglie ed imprese in un momento così delicato.
Proprio chi auspica - come chi scrive - proposte radicalmente liberali in economia, con un forte taglio sia delle tasse che della spesa pubblica, deve fare i conti con questa realtà. Non si può impaurire o terrorizzare nessuno. Non è giusto e non conviene. A maggior ragione se il ciclo che si apre, sul piano mondiale, può essere altrettanto insidioso - sia pure per ragioni diverse - della fase post 11 settembre. In tutta franchezza, non sembra che il programma del Partito democratico si faccia carico di queste esigenze strategiche, che hanno a che fare con il “posizionamento” di fondo del Paese.
Dalla prima illustrazione del programma del Popolo delle libertà, sabato scorso, è venuta invece una buona sorpresa. Nessun fuoco d'artificio, nessun “effetto speciale”, ma un insieme di proposte di sicura impostazione liberale, di solido buon senso e, soprattutto, un positivo mix di detassazione e protezione. Le misure di taglio delle imposte sotto il 40 per cento, di detassazione degli straordinari, di quasi automaticità (o almeno di tempestività) dei rimborsi Iva vanno nella direzione giusta, e si accompagnano ad altre (penso a quelle sull'edilizia) che hanno un effetto di rassicurazione e di protezione rispetto a ceti medi impauriti e impoveriti. E comunque (il che costituirebbe una notizia, se i commentatori della grande stampa non chiudessero gli occhi, colposamente o dolosamente) non vi sono, o appaiono assolutamente marginali e circoscritti, i toni e le sfumature non di mercato che molti prevedevano o temevano. Tutte ragioni che inducono senz'altro a considerare con grande positività la fase politica che si è appena aperta.
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