E così, dopo
il Festival della Matematica e quello della Filosofia, dopo il
Festival delle Letterature e quello del Cinema, è arrivata nella
Roma veltroniana l’ennesima kermesse, ancora una volta in odore di
ratto (nel senso delle Sabine). Il
Roma
Fiction Fest, che si è aperto il 2 luglio e proseguirà
fino al 7 nella capitale, è stato da subito accostato al
Telefilm Festival che si svolge a
Milano, salvo pronte precisazioni degli organizzatori: nessun punto
di contatto con l’evento milanese, dedicato alle più celebri serie
americane. In effetti, è difficile paragonare l’ambizioso programma
del Roma Fiction Fest, zeppo di titoli semisconosciuti, nella
maggior parte dei casi non ancora approdati sui nostri teleschermi,
con la locandina del Telefilm Festival, un tripudio di serie di
culto internazionali (e dire che la manifestazione doveva avere un
taglio “popolare”, almeno a sentire Piero Marrazzo, che ha garantito
l’ingente impegno economico della Regione Lazio).
L’impressione è accentuata dalla presenza delle produzioni italiane, che nell’evento romano giocano la parte del leone: nonostante il 70 per cento del programma del festival sia dedicato alle produzioni estere, per complessivi 140 titoli distribuiti nelle varie sezioni. L’obiettivo della manifestazione è inequivocabilmente quello di celebrare la fabbrica della fiction nostrana, dalle origini (omaggiate da una retrospettiva dedicata agli sceneggiati tratti dal romanzo russo, a partire dagli anni Sessanta) ai giorni nostri. E così, se a Milano brillavano titoli come E.R, Ugly Betty, The O.C., Desperate Housewives, C.S.I: Miami, Smallville, Dr. House, The Nip/Tuck, 24, a Roma lo spettatore medio italiano potrà tutt’al più arrischiarsi a riconoscere NCIS o Cold Case, per poi tornare alle più familiari Lo Zio d’America, I Cesaroni, Provaci ancora prof, Maria Montessori o La squadra.
Di fronte a tanta grazia, l’anteprima di Lost prevista per questa sera brilla di luce propria, quasi come uno specchio: anzi uno specchietto, magari per volatili (specialmente se si considerano le altre anteprime, tra cui quella che l’ha preceduta, dedicata nientemeno che alla performance di Claudio Santamaria in Rino Gaetano). Certo, se l’intenzione dichiarata (almeno da Marrazzo) è anzitutto quella di festeggiare le fiction italiane, con l’auspicio che il loro successo interno venga replicato in sede d’esportazione, tutto questo ha un senso. Ma se l’obiettivo è quello di mettere direttamente a confronto, senza protezionismi, il meglio della nostra produzione (che vanta esemplari notevoli, non tutti purtroppo annoverati tra le proiezioni romane) con le grandi fabbriche straniere, allora, ahimè, non tutte le strade portano a Roma.
(c)
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