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[19 mar 08] Oltre ai due contendenti maggiori, la campagna elettorale in queste ore è animata da un terzo “incomodo”, un terzo grande polo in grado di scalfire sia da destra che da sinistra i programmi democratici e popolari. Il Consiglio episcopale permanente ha presentato il proprio documento programmatico, indicando le priorità che il prossimo governo dovrà attuare per “il bene del Paese”. Un documento che è quasi un manifesto elettorale: legge elettorale, interventi per la scuola e l’università, lotta alle mafie, abbassamento dei costi della politica e moderatezza nei toni del dibattito. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha spiegato ai giornalisti che bisogna “dare più democrazia a questo Paese, tornando a dare al cittadino la possibilità di scegliere i suoi rappresentanti”. Un intervento che, in fondo, rispecchia il desiderio generale dell’elettorato italiano.
Parlando della scelta del voto, il portavoce della Cei ha poi aggiunto: “La valutazione dovrà riguardare sia il programma che viene proposto che le persone presenti nella lista. E non si possono separare i valori, scegliendone qualcuno e rinunciando ad altri. Occorre soppesare invece l'insieme dei valori”. L’indicazione appare chiara: tornare al sistema delle preferenze così che si possa scegliere non soltanto lo schieramento, ma anche l’esponente politico. Perché altrimenti “l’attuale sistema elettorale rispecchia un potere oligarchico”. La Chiesa, insomma, entra con fermezza nel dibattito elettorale. La Cei non ha indicato un partito di riferimento, ma ha delineato un quadro tendenzialmente riconducibile a chi porta nello stemma i simboli religiosi. “Chiediamo – sono ancora le parole di Betori - agli elettori cattolici, ai candidati cattolici e ai futuri eletti di richiamarsi ai valori fondamentali della Chiesa: la difesa della vita e la tutela della famiglia tradizionale. Il voto spesso si orienta sulle urgenze del quotidiano, ma per i credenti le urgenze vanno sempre proiettate su un orizzonte di grandi valori”.
A corollario della conferenza stampa non poteva mancare un riferimento alla situazione tibetana ma, probabilmente perché considerata lontana e spinosa, il Segretario della Cei non si è sbilanciato: “Sarà il Papa Benedetto XVI a trovare i modi e i tempi per intervenire su quanto sta succedendo in Tibet. Non possono essere i mass media a decidere i suoi interventi”. Sul fronte partitico non sono mancate le reazioni. Fausto Bertinotti ha definito l’intervento della Cei “un brutto richiamo all'ordine”. Più netta la posizione del socialista Franco Grillini: “Siamo arrivati al colmo per cui la Cei invece di occuparsi delle amministrazione delle anime detta la linea sulla legge elettorale”. A favore delle parole di Betori si sono ovviamente espresse Udc e Rosa Bianca, attraverso i loro massimi rappresentanti: Casini, Baccini e Volontè. Sul fronte del Popolo della libertà hanno parlato Maurizio Lupi, Alfredo Mantovano e Maurizio Gaspari: tutti e tre hanno dato sostegno ed appoggio alle indicazioni della Cei. Nessuna voce, invece, è uscita dal loft democratico.
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